Pericolosi per l’ordine costituito?
- giglius1958
- 7 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Non sapevo di essere un situazionista (magari sui generis) ma lo sono sempre stato.
Poi ho conosciuto il marxismo e soprattutto i proprietari, i padroni del marxismo, i partiti e i loro professionisti della verità inconfutabile e sono diventato (con enorme sofferenza interiore) un discepolo dello spettacolo della critica, soffocando il mio istinto naturale di critico radicale della società spettacolarizzata.
Sono stato, per non più di due anni, un “fedele alla linea” di partito, di corrente, di amici-compagni più formati di me, che mi hanno spinto a “credere-obbedire-combattere”, annullando il mio impulso alla provocazione, allo sberleffo, all’insulto, alla denigrazione, alla mancanza di rispetto, insomma allo scandalo…
In un certo senso sono morto, suicidato con l’ideologia, riempita di dogmi pseudorivoluzionari che non producevano mai cambiamenti, se non la mia vera rivoluzionarietà fatta di parole e atti immersi nel quotidiano, nell’agire qui e ora, senza padroni se non la mia smisurata voglia di essere qualcosa o qualcuno con la cui vita “estrema” si doveva fare i conti, magari sputandoci sopra.
Usavo parole e pratiche mie personali, contro armi ben più potenti del mio linguaggio e del mio agire: gli strumenti amministrativi del potere dominante atti a far divenire gli esseri umani dei “mammiferi televisivi eterodiretti” (le brave persone timorate di dio e tv, ossequiose verso ogni potere).
“Quando il potere risparmia l’uso delle armi, è al linguaggio che affida la cura di conservare l’ordine oppressivo” Mustapha Khajati, Les mots captives (preface à un dictionnaire situationniste, 10 marzo 1966)
Ridare un senso poetico e rivoluzionario allo scandalo.
Usare la guerriglia di parola contro il senso comune imposto dal gergo del potere.
Uscire allo scoperto denunciando l’alienazione totale – e non solo lavorativa – degli uomini e soprattutto del linguaggio, imprigionato dall’ideologia dominante che trasmette solamente ordini ai “mammiferi”, privati ormai di ogni corazza culturale contro la menzogna e l’indottrinamento, resi schiavi dalla (falsa) verità “rispettabile”.
Aprire brecce nell’immaginario.
Rischiare su se stessi per la liberazione degli altri.
“Uccidere” la propria rispettabilità in modo da far nascere i germogli di una rivoluzionaria vita quotidiana.
14 maggio 2008
Nelle foto:
Raoul Vaneigem a destra e Guy Debord, i due maggiori rappresentanti di Internazionale Situazionista, molto in voga negli anni '60 soprattutto in Francia durante il maggio francese.
Emil Cioran lo scrittore pensatore rumeno poco noto, ma eccezionale. Non ha pari!
Comments