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Mai compatibile (contro la famiglia e l'omologazione)

  • giglius1958
  • 3 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Della mia infanzia ricordo quasi nulla.

Inizio a ricordarmi dall'adolescenza e sono ricordi non piacevoli, invasivi, dolorosi, quasi mai felici.

Odiavo già la struttura familiare, i ruoli predefiniti, gli obblighi, i luoghi comuni, il vestito della festa, i parenti, il catechismo e le feste nelle case delle “buone famiglie”.

Sono stato educato a non andare fuori dalle righe, a vivere all'interno di un codice prestabilito, di gesti, parole, azioni, comportamenti ma percepivo tutto questo come un'assurda violenza che soffocava e inginocchiava la mia vita fin dalla nascita.

Sono stato violentato dai normali, dai timorati di Dio, dai conformi, da tutti quelli che mi vivevano accanto, mentre io a ogni secondo mi liberavo dalle catene e il secondo dopo me le ritrovavo addosso.

Ho odiato la famiglia, prima cellula imperialista di uno stato oppressore e colonizzatore di coscienza e corpi; ho odiato la scuola, creatrice primaria di “bravi cittadini”, ossequiosi verso il potere dominante; ho odiato la chiesa, organizzazione distruttrice del desiderio sessuale sentimentale naturale e primaria organizzazione politica atta a convertirci alla paura di vivere secondo le proprie personali pulsioni e desideri.

Tutti mi volevano compatibile, malleabile, rispettoso, mentre ero così incompatibile che pensavo di essere pazzo. Maree di elettroencefalogrammi, visite specialistiche per l'emicrania violenta giornaliera, giornate dai dottori di ogni tipo affinché qualcuno trovasse il rimedio.

È mancato solo l'elettroshock poi avrebbero provato tutto su di me per normalizzarmi, parola fascista e piduista che indica la volontà del potere sovrano di sincronizzare tutti gli individui sull'orologio del sistema. Ma io evadevo dalle gabbie, che mi si costruivano addosso con il permesso della famiglia, che non sapeva far altro che bastonarmi per riportare la pecora nera (ora rossa) all'ovile dei dannati della terra.

Fuggivo, rubavo, fornicavo… ad uno ad uno sputavo sui comandamenti non tanto perché erano di un Dio, ma perché uomini spregiudicati, in suo nome volevano disumanizzarci e robotizzarci.

Ho odiato e odio tutto questo: la famiglia, la scuola, il militare, la parrocchia, il condominio, il partito, fino ai cortei che non producono risultati. La mia vita è felicemente disperata, il mio corpo è guardato a vista dai gendarmi, e il mio spirito è libero di non essere mai come lor signori mi vorrebbero.


 
 
 

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