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Compendio agli scritti su "Educare alla libertà"

  • giglius1958
  • 12 giu 2020
  • Tempo di lettura: 8 min

Il comportamento dei bambini non sempre soddisfa le aspettative della comunità adulta. Dei disagi infantili si preoccupa sempre meno la pedagogia e sempre di più la psichiatria e la genetica. Se si ritiene che l'ambito sociale e relazionale, nel quale un bambino cresce, sia poco importante e si incasella come patologia ogni comportamento che non rispecchia i canoni di presuntuosi obiettivi formativi, la soluzione verrà demandata ad esperti che si avvalgono di cure farmacologiche invasive.

Cosi si distrugge l'infanzia, la fantasia, la libera espressività, su tutto ciò cala un sipario di silenzio che va rialzato. L'attuale tendenza della pedagogia e della psicologia dell'età evolutiva è proprio quella di farsi coadiuvare dalla neuropsichiatria ogni qual volta un "elemento di disturbo" contrasta con i programmi formativi; il "disagio" comportamentale invece di essere valutato come un campanello d'allarme nella relazione adulto-bambino, viene incasellato come un difetto del bambino. L'educatore così deresponsabilizzato è disperato dal dover modificare il proprio approccio educativo, delegherà ad un esperto il problema, reale o apparente che sia, il quale lo affronterà da punto di vista della salute mentale.

La pedagogia di stampo più repressivo si rinnova nel tentativo di contenere chimicamente quelle condotte non riconducibili alla norma; così si elimina la soggettività, si disciplina quella potenziale libertà presente nell'infanzia che, attraverso desideri e aspirazioni, porterebbe ad una personale interpretazione dell'esistenza.

Gli psichiatri hanno sempre utilizzato metodi repressivi e crudeli e le pratiche da loro adottate sono state da loro stessi definite: "terapie di annientamento".

I primi collaboratori di Hitler, un progetto di esclusione delle persone indesiderate perché improduttive, e di selezione per la razza pura, furono degli psichiatri. I primi ospiti dei lager furono "handicappati" e "matti" a danno dei quali si iniziarono ad attuare pratiche di asportazione del cervello e altri esperimenti che portarono all'attuazione dell'eutanasia eugenetica.

Gli psichiatri supportarono il regime fino alla fine ma non furono accusati di connivenza, al contrario la Germania post-nazista trovò loro luoghi di prestigio e continuarono ad agire seguendo la prassi di questa disciplina. Molti espatriarono in sud e nord America, invitati da quegli stati come specialisti della deformazione della personalità con lo scopo di un controllo delle masse.

La norma comportamentale è un concetto culturale e non ha niente a che fare con il funzionamento del cervello, nonostante ciò vi è un pregiudizio fortemente radicato nella nostra cultura che definisce "sano" il cervello di un individuo che rispetta le leggi e le convenzioni sociali (qualunque esse siano).

La persona che esprime un pensiero non condiviso viene spesso esclusa e giudicata malata perché in quell'idea viene percepito qualcosa di sbagliato; molti artisti, letterati, musicisti, dissidenti politici, hanno conosciuto la detenzione manicomiale (lager, gulag, manicomi-ghetto). La psichiatria sancisce la normalità e stabilisce, attraverso la definizione di patologie, le anormalità. Se fosse veramente una specializzazione della medicina, le patologie sarebbero comprovate da esami clinici; al contrario gli psichiatri stilano le loro diagnosi attraverso un giudizio soggettivo dei "sintomi" comportamentali.

Le patologie psichiatriche cambiano a seconda dei contesti storici e culturali: fino a non molto tempo fa l'omosessualità era considerata una malattia; la tendenza attuale è quella di far rientrare nelle patologie psichiche l'inclinazione al gioco d'azzardo, l'infedeltà coniugale, la poligamia e anche quei comportamenti infantili che disturbano il quieto vivere degli adulti. Dai bambini ci si aspetta che stiano buoni e bravi nel seguire i ritmi e modalità adulte: devono stare fermi nei banchi di scuola a seguire lezioni spesso noiose, devono stare zitti e tranquilli e non disturbare i genitori per non aumentare la dose di stress che subiscono da una quotidianità frenetica, devono imparare ad essere remissivi quando ricevono dei comandi, ecc.

Nella maggior parte dei casi, la segnalazione del cosiddetto "elemento di disturbo" o "elemento dalla condotta asociale" parte dalla scuola, cioè da uno o più insegnanti che lamentano di non riuscire a svolgere le lezioni a causa del comportamento di un alunno. I bambini rientrano in quelle fasce di cittadini che non godono di libertà giuridica, quindi a scegliere per loro ci sono sempre degli adulti. Negli USA l’autorizzazione alla prescrizione di farmaci stimolanti a minori fu approvata negli anni '50 e da qualche anno viene tolta la patria potestà ai genitori che si oppongono alla somministrazione degli psicofarmaci. La sofferenza psichica e il disagio relazionale è parte della storia di ogni individuo e il benessere psico-fisico non dipende dalle capacità cognitive, ma si basa sulla qualità delle relazioni e del contesto sociale.

Vi sono esperienze di scuole e luoghi educativi dove l'approccio ai bambini non si basa sulla meritocrazia, sulla classificazione, su certificazioni o schedature della personalità, ma sulla capacità di relazione con i coetanei e con gli adulti, ogni persona si arricchisce nella relazione e cresce nel rapportarsi alla diversità, riuscendo così ad esprimere le proprie inclinazioni e sensibilità. Seguendo questa impostazione non interessa più sapere o tentare di capire se ci si trova di fronte a comportamenti iperattivi, a persone in situazione di handicap o a normodotati. Ci si misura sul confronto di personalità nel tentativo di "tirar fuori" le capacità critiche affinché ogni persona, adulta o non, possa soddisfare le proprie inclinazioni, esprimere letteralmente le proprie potenzialità, arricchirsi culturalmente e, nel rispetto degli altri, acquisire una tranquillità interiore.

Oggi la psichiatria ufficiale vuole a tutti i costi provare che ogni comportamento individuale può avere una base genetica: se la propensione al gioco d'azzardo, all'infedeltà coniugale, alla promiscuità sessuale, alla depressione, all'aggressività o alla criminalità, fossero iscritte nel DNA, si potrebbe modificare o correggere quella specifica molecola malata. Tutto perciò diventa organico e l'ambiente, l'educazione, le relazioni e la vita stessa e il contesto sociale non conterebbero più niente.

Al di là del business che circonda tali ricerche, arrivare a sostenere che gli individui sono e fanno tutto ciò che è scritto e preordinato dal loro DNA significherebbe annullare la capacità e la possibilità di ogni libertà di scelta. In fin dei conti questo è l'obiettivo di ogni potere, di ogni sistema più o meno totalitario.

Negli USA, uno tra i primi paesi ad adottare e sprimentare le cure psichiatriche nei bambini in età scolare e prescolare (dai due anni in poi!) il risultato è stato anche quello di associare a tali cure molti disturbi collaterali gravissimi fino al suicidio e la morte. Il progetto assurdo e omicida di controllo sociale sta arrivando anche a questo limite estremo: farci diventare macchine negandoci libertà e autodeterminazione.

Il nazismo, lo stalinismo e altre forme di dittatura hanno sperimentato le cure più odiose e crudeli per poter manipolare la mente o "normalizzare" la dissidenza al regime, ma oggi nelle realtà ritenute democratiche e liberali, le forze di controllo sociale sono cosi subdole e capillari (e soprattutto non conosciute dalle masse) che ci troviamo di fronte a uno scenario molto più distruttivo per la libertà individuale e collettiva del genere umano.

Forse l'educazione, da sola, non riuscirà a formare l'uomo nuovo che potrà cambiare il mondo, ma insieme ad una più profonda e accurata informazione e a nuove relazioni umane basate sulla complicità, la solidarietà e il desiderio di fondare una società basata sulla libertà e l'autogoverno, un giorno, un nuovo tipo di rivoluzione sovvertirà l'esistente e l'esistito.

Questo scritto è stato liberamente tratto da: "Divieto d'infanzia", Chiara Gazzola, BFS Editore




Mandanti

(Le mani del grande capitale sulla scuola pubblica)

La scuola in epoca neoliberista, in epoca di pensiero unico è un’azienda che deve dare profitto.

MILTON FRIEDMAN, consigliere di Nixon e Reagan e ispiratore di Pinochet, del 1995 sosteneva che: "Le scuole saranno più efficienti se saranno sottoposte alle leggi del mercato capitalistico e, come tutte le aziende, entreranno in concorrenza le une con le altre per attirare i loro clienti: gli studenti".

Premessa necessaria: la società del 20%

Due autori tedeschi, scrittori del libro "La trappola della globalizzazione” hanno riferito che al Fairmont Hotel di San Francisco), nel settembre del 1995, sotto l'egida della fondazione GORBACIOV, si riunirono 500 personaggi di spicco dell’élite politico economica Usa e mondiale, da Bush I alla Tatcher a Brzezinski… per “decidere delle prospettive del mondo del nuovo millennio che porta a una nuova civiltà" (una sorta di piano di rinascita Gelliano, però a livello planetario). Tutti furono d'accordo nel prefigurare un modello di società in cui solo il 20% dei cittadini del mondo sarebbe stato necessario per mandarlo avanti. Il rimanente 80% era considerare "surplus people", massa eccedente!

Ma come fare accettare tale società a tale massa?

Brzezinski propose il "panem et circensis", altri dissero che questa sorta di spazzatura umana o scorta di magazzino, nei paesi occidentali sarebbero dovuti finire a lavorare in lavori precedentemente rifiutati: pulizia delle strade, collaborazioni domestiche, ecc.

Però si doveva iniziare a colpevolizzare questa massa: non si lavora abbastanza, le pensioni vengono erogate troppo presto, sono troppo elevate, si è malati per troppo tempo, troppo assenteismo, viviamo al di sopra delle nostre possibilità, servono sacrifici, troppe vacanze, troppo stato sociale, troppi servizi gratuiti, ecc.

Il ruolo della scuola in questo scenario

Per tali fini, la scuola pubblica è una spesa superflua!

Occorreva pensare a una scuola dai costi sempre più bassi che prepari i cittadini non ad essere consapevoli e critici sullo stato delle cose, pronti a lottare per migliorarlo o sovvertirlo, ma pronti ad essere docili consumatori.

La formazione di alto livello per tutti era una bestemmia e solo quei pochi rientranti in quel 20% avrebbero potuto, a suon di rette costosissime, diventare classe dirigente.

Deregulation anziché controllo statale e privatizzazione di ogni cosa che abbia il sapore del pubblico (M. Friedman).

Questa è la scuola della fondazione Gorbaciov: il modello assunto è quello americano, cioè scuola pubblica di bassissimo livello, senza fondi, discipline assenti dai curriculi, assenteismo, apertheid, metal detector, ecc.

Una scuola che persino Clinton aveva individuato come emergenza nazionale. I falsi cittadini che escono da tali scuole non avranno il minimo di senso critico ma saranno disponibili ad accettare il panem et circensis loro somministrato per mantenerli di buon umore".


In Europa

La ERT, la tavola rotonda degli industriali europei, pubblica un rapporto dal titolo: "Istruzione e competenza in Europa", dove afferma che: "L'istruzione deve essere considerata come un servizio che si rende al mondo economico. I governi nazionali dovrebbero vedere l'istruzione come un processo esteso dalla culla alla tomba. Ci appelliamo ai governi perché invitino l'industria al tavolo di discussione sulle materie educative e perché rivoluzionino i mezzi di insegnamento con la tecnologia".

L'OCSE dice che: 'L'apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti, ma deve essere assicurato da prestatori di servizi educativi'.

La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione e mediante tv e internet si possono produrre programmi e proporli in tutto il mondo: E-LEARNING, l'educazione a distanza!!!

Perciò la scuola diventa solo un servizio d'urgenza, fornito a pagamento attraverso tv e internet, non un riferimento stabile!

è inutile sprecare soldi per una scuola pubblica che educherebbe milioni di persone, quando ne servono poche e ben preparate e a minor costo.

Si passa così negli anni '90 dalla scuola della conoscenza alla scuola della competenza.

Jacques Delor già presidente della commissione europea, stila un rapporto che getta le basi per la scuola europea del futuro: la scuola avrà come principale obiettivo quello di imparare a fare. L'evoluzione nell'industria e nelle tecnologie starebbe "rendendo superata l'idea di abilità professionale e mettendo in primo piano quella di competenza personale".

Tale competenza è un misto, specifico per ciascun individuo, di abilità nel senso stretto del termine (acquisita attraverso la formazione tecnica e professionale), di comportamento sociale, di un'attitudine al lavoro di gruppo e di iniziativa e disponibilità ad affrontare rischi (tutti imprenditori di se stessi; tutti flessibili e mobili a vita!).

I datori di lavoro, infatti esigono sempre più dalla manodopera la capacità di apprendere, di assimilare rapidamente le nuove competenze e di adattarsi alle nuove sfide e mutazioni. Dovremo, cioè, essere preparati in ogni momento a dire Signorsì e a piegare la schiena.

In questo quadro il profilo professionale del docente cambierà sostanzialmente: insegnanti e formatori diventeranno consulenti, tutori e mediatori.

Forse a qualcuno sembrerà strano, ma Licio Gelli, quello della P2 stragista, il vero presidente del consiglio Ombra per venti anni circa in Italia, voleva questo tipo di scuola. I veri mandanti di questo obbrobrio culturale, sociale e umanista sono i padroni dei grandi capitali che piegano ai loro voleri una politica inesistente.

Riflettete colleghi, riflettete.


 
 
 

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